La Chiesa e il convento cistercense dedicato a S. Lucia avevano un posto di rilievo nel culto cittadino, per la sua ubicazione nel cuore di Ortigia e soprattutto per la festa di S. Lucia di maggio, istituita a ricordo di un miracoloso intervento (ancora oggi celebrato la prima domenica di maggio) della Patrona durante la carestia del 1646, quando la Santa avrebbe condotto due navi cariche di cereali nel porto interrompendo la lunga fame dei Siracusani, quella “dira fames” che aveva fatto soffrire il popolo, come ricorda la lapide esistente nella chiesa al disotto del coro delle monache. S. Lucia alla Badia sembra costruita in due stili diversi: la parte inferiore è alla maniera del Picherali, con bei rilievi degli stemmi spagnoli come era prima dell’ascesa al trono di Filippo V nel 1705, mentre la decorazione dell’ordine superiore è una specie di variante di rococò che ricorda i pannelli in legno così frequenti nelle sacrestie siciliane. Rilievi dello stesso stile ornano la facciata di Palazzo Borgia. Una forma diversa di quasi rococò si può vedere nei capitelli del tempietto ottagonale di S. Lucia al Sepolcro. Lo stile è del tutto insolito in Sicilia: l’unica analogia sembra offerta dai rilievi nei pennacchi dell’ex chiostro dell’Olivella, ora Museo Nazionale, a Palermo.

Facciata 

La chiesa ha un alto prospetto (m. 25) composto da paraste ioniche, la cui trabeazione è costituita da una balconata chiusa da una elaborata ringhiera a petto d’oca. Il portale con frontone spezzato sorretto da colonne tortili con alto piedistallo è decorato da una cornice contenente raggi, su cui sono posti una colonna, una spada, una palma e una corona, simboli del martirio di S. Lucia. Ai lati, racchiusi entro cornici, stemmi dei reali di Spagna sormontati da corone. Sulla sommità una croce di ferro rimossa perché pericolante.

Interno

Ad unica e raccolta aula, è quello tipico delle chiese monastiche. Nella volta un affresco fervido settecentesco con il “Trionfo di S. Lucia”. Dietro l’altare maggiore vi è un “Martirio di S. Lucia”, dipinto intensamente narrativo di Deodato Guinaccia (II metà del secolo XVI).  Gli stucchi furono eseguiti da Biagio Bianco di Licodia nel 1705, mentre le dorature sono del 1784 così come il restauro delle volte con gli affreschi riguardanti il miracolo del 1646.  Il paliotto d’argento fu eseguito dall’orafo messinese Francesco Tuccio nel 1726. Nella parte destra si può ammirare una tela di Giuseppe Reati (l64l) con il miracolo di S. Francesco di Paola. La cantoria, infine, posta sulla verticale del vestibolo, è chiusa sulla navata da un’alta gelosia lignea ad andamento curvilineo.

Dal 2009 la chiesa ospita “Il seppellimento di S. Lucia“, imponente quadro (olio su tela cm 300×408) che Michelangelo Merisi da Caravaggio dipinse tra il 1608 e il 1609 durante il suo soggiorno a Siracusa, seguito alla fuga da Malta.